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Sonetti del 1832 | 145 |
FIJJI BBONI A MMADRE TARÈFFE.1
Ch’hanno da fà de ppiù, peddìo sagraschio?2
La femmina che llei fesce a Ccorneto,
Fa la tela d’Olanna, e er fijjo maschio
Le cannele de sego de Spoleto.3
Cià4 un’antra fijja, sì, mma cquella è un raschio,
Si lla vedi, ppiù ffina de sto déto:
Duncue me pare che a li fijji, caschio!,5
Si jje dà vvino, nun riccojje asceto.
Ma llei tratanto sta vecchiaccia porca,
Magna a le spalle lòro, e spenne e spanne
Pe’ ttrovà chi jje sbuggeri la s.....
Pe’ mmé, la mannerebbe a Rripagranne6
(Già cche cquì pe’ le donne nun c’è fforca),7
A ccompità er crimìni-vinnicanne.6
Terni, 11 novembre 1832.
- ↑ “Magagnata:„ termine tolto dal popolo agli Ebrei del Ghetto romano. [L’aggettivo ebraico taref, derivante dal verbo taraf, “sbranare, dilaniare,„ si applica alle carni illecite, sia perchè non macellate secondo il rito giudaico, sia perchè d’animale affetto da qualcuna delle condizioni patologiche minutamente specificate dal rito stesso. L’opposto di taref è cascer, che vale: “retto, congruo, conveniente, ecc.,„ e che ha dato origine al romanesco cascèrro. V. in questo volume la nota 2 del sonetto: L’ammantate, 20 nov. 32.]
- ↑ Viziatura di parole onde materialmente evitare la bestemmia.
- ↑ [Perchè a Spoleto ce n’era e ce n’è ancora una fabbrica accreditata, tutte le candelo di sego si dicevano di Spoleto.]
- ↑ Ci ha.
- ↑ Consimile osservazione che alla nota 2. Qui per evitar laidezza.
- ↑ 6,0 6,1 La casa di correzione detta di S. Michele, presso il porto di Ripa-grande sul Tevere, il cui prospetto mostra la seguente inscrizione: Cohercendae mulierum licentiae et criminibus vindicandis.
- ↑ [Intende dire per le donne di mala vita; giacchè per le colpevoli di delitti capitali, la forca c’era come per gli uomini.]