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Sonetti del 1831 105

era monaco: appararono insieme tutte le scienze umane; viaggiarono l’Inghilterra, visitarono Atene, dove la bella travestita s’addottrinò alla sublime scuola dei filosofi, di cui la fantasia dei Cronisti credeva che ancora formicolasse quella città. Ivi le venne a morte l’amante, e allora Giovanna, ossia Giovanni Anglico come s’era battezzata, venne a Roma. La sua scienza le ottenne una cattedra di professore alla scuola dei Greci, poichè in iscuola la favola tramuta la diaconia che noi conosciamo sotto il nome di S. Maria Scholae Graecorum. I filosofi romani ne furono ammaliati, i Cardinali (anche senza sospettare il sesso di lei), ne andarono in visibilio; ella diventò il portento di Eoma. Però l’animo ambizioso della donna mirava alla corona pontificia, e allorchè Leone IV fu morto, i Cardinali convennero nella sua elezione, perocchè niun uomo credessero degno di porre a capo della Cristianità più di Giovanni Anglico, esemplare di tutte le perfezioni teologiche. La Papessa entrò in Laterano, ma il suo sesso, anche sotto ai santi paludamenti, continuò a far sentir vive le voci dei suoi istinti, ed ella si die in braccio al suo fidato cameriere. Le larghe pieghe del vestimento pontificio ne celarono le prime conseguenze, ma venne tempo che la natura tradì la peccatrice. Mentre ella moveva in processione al Laterano, giunta fra il Coliseo e San Clemente, fu assalita dalle doglie del parto, diede alla luce un bambino, e morì. — (Papa Pater Patrum Peperit Papissa Papellum, dice un Autore favoleggiando; infatti in tal forma si spiegava un’iscrizione antica che apparteneva ad un sacerdote di Mitra (Pater Patrum), ma che il popolo ebbe riferito alla Papessa. Una statua antica che rappresentava una donna con un bambino s’ergeva lungo la Via Lateranense, e per il corso dei secoli fu reputata simulacro della Papessa Giovanna. Soltanto Sisto V ne la fece rimuovere). — I Romani inorridendo le diedero sepoltura in quel luogo, e a memoria dell’avvenimento inaudito, ivi elevarono una statua che rappresentava una donna bella, la quale teneva in capo la corona pontifìcia e un bimbo fra le braccia. D’allora in poi i Papi schivarono di passare da quel sito, allorchè lungo la Via Sacra andavano al Laterano per prenderne possedimento, e si assoggettarono ad un formale esame del loro sesso maschile, seduti sulla Scila stercoraria, che era un fesso sedile di marmo nel portico del Laterano. — Questa rozza favola fu parto dell’ignoranza, dell’avidità di racconti da romanzo, e forse anche dell’odio che i Romani sentivano contro la signoria temporale dei Papi. Vi si ravvisa l’età dei Mirabilia, che però non ne fanno narrazione, ossia del secolo