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Sonetti del 1831 97


MORTE SCÈRTA, ORA INCERTA.1

     Staveno un par de gatti a ggnavolà2
In pizzo ar3 tettarello accant’a mmé,
Ggiucanno in zanta pace e ccarità
4A quer giuchetto che de dua fa ttre:

     Quanto quer regazzaccio der caffè
Accosto a la Madon de la Pietà4
J’ha ttirato de posta5 un nonzocchè
8Che l’ha fatti un’e ll’antro spirità.

     Povere bbestie, j’è arimasta cquì!6
Ma cquer ch’è ppeggio cento vorte e ppiù,
11So’ rrotolati tutt’e ddua de llì.

     Doppo lo schioppo7 c’hanno dato ggiù,
Uno s’è mmesso subbito a fuggì,
14E ll’antro è mmorto senza dì Ggesù.

Roma, 22 novembre 1831.



  1. [Una di quelle spropositate filastrocche, che i gesuiti, i passionisti ecc. distribuiscono stampate al popolo durante le così dette missioni, e che si trovano anche in certi libricciuoli di preghiere, ha tra gli altri questi versi, a cui neppure la molta popolarità è riuscita a raddirizzare tutti i piedi: “Vita breve, morte certa, Del morire l’ora è incerta. Un’anima sola si ha: Se si perde, che sarà? Presto finirà questa vita che hai, L’eternità non finirà giammai.„]
  2. [Miagolare.]
  3. [In pizzo al: all’estremità del.]
  4. [La Chiesa di S. Bartolommeo ed Alessandro de’ Bergamaschi, a Piazza Colonna, si chiama anche di S. Maria della Pietà.]
  5. [Di botto, all’improvviso.]
  6. Toccando la gola, quasi per indicare un boccone non ancor bene inghiottito.
  7. [La botta.]