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Sonetti del 1837 37

LA BBEFANA.

     Jerassera er baggèo1 de la padrona
Venne ar tardi a pportajje la bbefana,
E jje diede ’na scatola che ssona,
’Na saviggnea2 de smarto3 e ’na collana.

     Bbe’, azzécchesce4 sta fiandra5 bbuggiarona.
Disce: “Oh cquesto poi no: ssuono6 romana,
Ma ll’amiscizzia de la mia perzona
Nun zi ottiè ccór dà ll’acqua a la funtana.„

     E llui? A sta scappata arrepentina,
Parze7 la tartaruca de zi’ Nèna,8
Quanno aritira er collo in ne la schina.

     Allora lei, pe’ llevallo de pena,
S’arivortò a la donna; disce: “Nina,9
Riponete sta robba e andate a ccena.„

6 gennaio 1837.

  1. Qui significa: “l’elegante, il languente.„
  2. Una sévigné.
  3. Smalto.
  4. Azzeccaci: indovinaci (cosa fa) questa, ecc.
  5. Furba maliziosa.
  6. Affettazione di sono. [E così il mia invece di mi’ nel settimo verso, il i invece di ze nell’ottavo, e l’andate nell’ultimo, sono tanti altri comicissimi sforzi che ha la signora per parlare italiano, o che il servitore le fa fare, per metterla in caricatura.]
  7. Parve.
  8. [Di zia Maddalena.]
  9. [Caterina.]