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450 Sonetti del 1849

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     Sora Crestina2 mia, pe’ un caso raro,3
Io povero cristiano bbattezzato,
Senz’avécce né ccorpa né ppeccato,
M’è vvienuto un ciamorro4 da somaro.

     Arringrazziat’iddio! l’ho ppropio a ccaro!
E mmé lo godo tutto arinnicchiato5
Su sto mi’ letto sporco e inciafrujjato,6
Come un zan Giobbe immezzo ar monnezzaro.

     Che cce volémo fà? ggnente pavura.
Tant’e ttanto le sorte so’ ddua sole:
Drento o ffòra; o in figura o in zepportura.

     E a cche sserveno poi tante parole?
Pascenza o rrabbia sin ch’er freddo dura:
Staremo in cianche7 quanno scotta er zole.

21 febbraio 1849.

  1. [Senza titolo. È l’ultimo sonetto romanesco scritto dal Belli.]
  2. [Cristina Ferretti, figliuola del poeta Giacomo, la quale, un mese dopo che fu scritto il presente sonetto, e precisamente il 20 marzo 1849, diventò nuora del Belli, sposando l’unico figlio di lui, Ciro.]
  3. [S’intende che quest’inciso è ironico.]
  4. [Un cimurro, un gran raffreddore di testa.]
  5. [Rannicchiato.]
  6. [Pieno d’impicci.]
  7. [In gambe.]