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450 | Sonetti del 1847 |
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Sora Crestina mia, pe’ un caso raro
Io povero cristiano bbattezzato
Senz’avecce né ccorpa né ppeccato
M’è vvienuto un ciamorro da somaro.
Aringrazziat’iddio! l’ho ppropio a ccaro!
E mme lo godo tutto arinnicchiato
Su sto mi’ letto sporco e inciafrujjato,
Come un zan Giobbe immezzo ar monnezzaro.
Che cce volemo fà? ggnente pavura.
Tant’e ttanto le sorte sò ddua sole:
Drento o ffora; o in figura o in zepportura.
E a cche sserveno poi tante parole?
Pascenza o rrabbia sin ch’er freddo dura:
Staremo in cianche quanno scotta er zole.
21 febbraio 1849