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378 | Sonetti del 1847 |
ER ZENATO ROMANO
Tra le cojjonerie che va facenno
La Santità de Pio Nostro Signore,
Disce che vvò ddismette er Zenatore;1
Ma ccome l’ho crompata io ve la venno.
Male o bbene che ssia, nun me n’intenno;
Perantro ho gran ppavura d’un timore:
Che a Ccampidojjo ce sarà rimore
E a Roma quarche mascellaccio orrenno.
Si er Zenatore armassi li Fedeli,2
Li Scribbi,3 Caporioni4 e Capotori,5
Tutta la frateria de l’Aresceli,6
Tutti li carcerati debbitori...7
Dio mio! me sce s’addrizzeno li peli
A ppenzà ar zangue drento e ar zangue fòri.
5 gennaio 1847
- ↑ [Il 1° gennaio 1847, avendo Pio IX tolto al Senatore il Tribunale criminale di cui era capo (V. la nota 1 del sonetto L’ariscombùssolo ecc., 83 genn. 47), si poteva dire che volesse dismetterlo; perchè a quell’ombra di magistrato non restava più quasi nulla da fare. Ma in realtà Pio IX voleva anzi ridare a lui e al Senato una parte di quelle attribuzioni municipali, che gli altri papi avevano usurpate. E così fece col Motuproprio del 1° ottobre 1847, dal qual giorno cominciò a riaver qualche vita il Municipio romano.]
- ↑ [V. la nota 8 del sonetto: Er presepio ecc., 27 dic. 32.]
- ↑ [Gli scrivani. Ma s'intende che il popolano dà al vocabolo lo stesso valore che ha nella locuzione comunissima: scribi e farisei.]
- ↑ [Veramente, fin dai tempi di Pio VII i Caporioni furono sostituiti dai Presidenti regionari di polizia, su i quali può vedersi il sonetto: Li sparagni, 8 dic. 82. È in Campidoglio ce n’era rimasto solo un vestigio nel così detto Priore de’ Ca- porioni, il quale insieme co’ tre Conservatori, avendo però semplice voto consultivo, formava la Camera Capitolina, cioè quell’ S. P. Q. R. che il Belli giustamente interpetrava: Soli Preti Qui Regneno]
- ↑ [V. La nota 2 del cit. sonetto: Er presepio ecc., 27. dic. 32.]
- ↑ [Lo scherzo riuscirà più gustoso, se si ripensa che. l’Aracaeli è sul Campidoglio, che la chiesa apparti&ne alla Camera Capitolina, e che la frateria era (el è ancora, mutato loco) numerosissima.]
- ↑ [Nel palazzo centrale del Campidoglio, residenza del Senatore, erano anche “le carceri per le cause attinenti al Tribunale Senatorio, e dei detenuti per debiti civili e commerciali., Moretti, Delle Finanze del Comune di Roma; Roma, 1878.]