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Sonetti del 1846 359

avergli fatto straziare le ricchezze dello stato, contaminò i monumenti pubblici di bugiarde iscrizioni.„ Ranalli, Op. e vol. cit., pag. 30.]

ER PAPA BBONO.

     Pe’ bbono è bbono assai; ma er troppo è ttroppo;
E accusì, ttra l’ancudine e ’r martello,
Se lassa perzuade a annà bberbello,
E cquer c’ha da fà pprima a ffàllo doppo.1

     Lo sapémo ch’er curre de galoppo
Porta spesso a la strada der mascello,
Ma neppuro un curiero c’ha cciarvello
Nun monta in zella a un cavallaccio zzoppo.2

     Perantro noi che stamo a ccasa nostra
E cciancicamo3 quer boccone in pasce,
Noi nun capìmo che llassù è la ggiostra.

     Fra cchi ttira e cchi allenta, poveretto,
Io vorìa vede chi ssarìa capasce
D’accordà la chitarra e ’r ciufoletto.4

4 novembre 1846

  1. ["L'indecisione, la debolezza e la bontà gli, facevano preferire i modi indiretti ai diretti, e sperare rimedio dal beneficio del tempo, anzi che dalle risoluzioni del momento... Sovente, ristava "dal por mano oggi a quello sperava far domani, e, finiva coll'arrestarsi al primo passo, o col giacere sul lato ove cadeva.„ Gualterio, Op. cit., vol. IV. pag. 380-81.]
  2. [V. la nota 4 del sonetto seguente.]
  3. [Mastichiamo,mangiamo.]
  4. [Il zufoletto. Con questo e con gli al-tri sonetti del Belli intorno a Pio IX è da raffrontare quello del Giusti:

         Il Papa, il Papa! Il Papa, pover’uomo,
    Non può far tutto, nè tutto ad un tratto,
    Messo in un posto in cui svanito affatto
    Era fin qui l’odor del galantuomo.

         Il Papa è omo, e non può come omo
    Il mondo capovolgere issofatto;
    Né lo può bestemmiar chi non è matto,
    Se correggendo è sempre al primo tomo.

         Ne’ debiti lasciato fino agli occhi,
    Col parapiglia di quest’anni addietro.
    Con un erario di dieci baiocchi,

         Con una ciurma d’affamati dietro.
    E un’altra intorno di birbe o di sciocchi,
    Oh remerebbe adagio anco san Pietro.