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Sonetti del 1846 | 345 |
E li tammùrri cór farajjoletto?1
E le tromme che ssòneno a scorregge?
Ce vò deppiù pp’addimostrà l’affetto!?
Ma pperò, ffa er dolore meno amaro
Er penzà che pp’er papa che s’elegge
Sce so’ ttutti Grigori ar piantinaro!2
- Note
L’ANIMA DE PAPA GRIGORIO.1
Stese appena le scianche2 er zor Grigorio,
Che l’anima jj’usci dar peparone,3
E senza tocca manco er Purgatorio,
Anno der Paradiso in der portone. —
Ah4 Pietro! — Oh! m’arillegro e me ne grorio.
Opri tu, ch’hai le chiave e ssei er padrone. —
Eccheme,5 e ffamme strada ar rifettorio.6 —
Be’? opri! — Ah, Pietro mio, nun jje la fòne! —
Va’ là, ariprova. — Gnente! — Ar buscio drento
C’è cquarche cosa? — Gnente! — Hai bbe’ sgrullato?7 —
Sine: e nun z’òpre! — Dàlle qua un momento. —
- ↑ Questo sonetto divenne popolarissimo in grazia della trovata. Ma, come forma, è una porcheria; e coloro (son tanti anche tra i Romani!) che hanno potuto crederlo roba del Belli, si vede che pigliano facilmente il princisbecco per oro. Cfr. la nota 6 del sonetto: L’anima ecc., 15 genn. 35
- ↑ Cianche: zanche, gambe.
- ↑ Ho già avvertito più volte che il naso di Gregorio era molto grosso e adunco.
- ↑ Esclamazione vocativa che tiene il luogo di o, e che si pronunzia molto aperta.
- ↑ Eccomi, cioè: "eccomi pronto ad aprire.„
- ↑ Gregorio era stato frate, e tutti dicevano che gli piaceva di mangiar bene e ber meglio.
- ↑ "Sgrullà vale "scuotere, sbattere.„ Si sgrulleno i panni impolverati, i tovaglioli, ecc., e così le chiavi femmine, per farne uscire quel che potesse essersi introdotto nel cannello.