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Sonetti del 1846 | 303 |
LA FEDE A CCARTOCCIO.1
Sempre peggio. Eppoi disce un omo mena2
E llavora de stanghe e de bbastoni!
Oh annatev’a ttené, ssi sti bbirboni
Negherebbeno er nove a la novena!
Dua de quell’infamacci framasoni
S’arrivorno a vvantà3 jjerzera a ccena
Che nun credeno a ssanta Filumena!,
Ch’è ’na santa co’ ttanti de c...... .
Diavolo sguèrceli! e nun hanno visto
Che ttiè in mano la parma, e ssur barattolo4
Ce sta er Procristi,5 che vvò ddì Pper Cristo?
Poi sc’è la vita, a un caso de bbisoggno:
E cquesta nun l’ha ffatta uno scarpiattolo,6
Ma un zanto prete che l’ha lletta in zoggno.7
17 gennaio 1846
- ↑ [Che va a cartoccio, che va a rotoli. — Per gustar questo sonetto, si veda l’altro: Santa Filomena, 21 apr. 84.]
- ↑ [E poi si dice, si trova a ridire se un uomo mena ecc.]
- ↑ [Si arrivarono a vantare: arrivarono a vantarsi.]
- ↑ [Cioè, su quell’ampolla di terra cotta, che essendo stata trovata accanto alle ossa della martire, e credendosi contenere il suo sangue, non manca mai nelle figure che la rappresentano.]
- ↑ [Il monogramma greco, composto del Χ e del Ρ, e che significa Christos, viene però volgarmente interpetrato Pro Christo.]
- ↑ [Più comunemente, scarpiattola: “guastamestieri,„ e anche “omiciattolo deforme.„]
- ↑ &lbrack,Tutta la voluminosa vita della santa, scritta dal prete De Lucia e corroborata da monsignor Dè Poveda e diffusa in molte edizioni Sotto il patrocinio di vescovi, cardinali ecc., non è altro che Una serie di rivelazioni spropositatissime, che si pretendono fatte in sogno dalla stessa santa a una certa monaca, a un certo sacerdote, a un certo artista. L’onesto prete romano Sebastiano Santucci tentò, come ho detto nella nota 1 del sopraccitato sonetto, di smascherare tutta questa solenne impostura.]