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292 Sonetti del 1845

GRIGORIO E NICOLÒ.1

     Dunque er Papa, da venti e ppassa2 mesi
J’arichiedeva co’ bbona maggnèra
La Moscovia, pe’ ffàcce la galera
De li su’ Romaggnoli e Bbologgnesi.3

     Ma er Cazzar de Moscovia, che nnun era
De vela d’aridà cqueli paesi,
Se piantò a Ssan Luviggi de Francesi4
E annò a Ssan Pietro a ccojjonà la fiera.5

     Su’ Santità pperò ffesce la cresta,6
E ddisse: “O l’ubbidienza, o ccaso mai
Spidiremo laggiù Bbàveri e Rresta.„7

     Mó er zor Cazzarre ha d’abbozzà,8 pper dina!
Tantoppiù ssi ccór Papa je dà gguai
Puro l’Imperator de la Dottrina.9

31 dicembre 1845

  1. [Quando nel dicembre del 1845, lo Czar Niccolò venne a Roma, Gregorio XVI, amaramente pentito della lettera che da lui s’era lasciato carpire nel 1832 contro gl’infelici Polacchi (V. la nota 6 del sonetto: Li penitenzieri ecc., 31 mar. 36), poiché questa sua colpevole compiacenza, non che fruttare quelle guarentigie per la Chiesa cattolica dell’Impero russo, che egli se ne aspettava e che invano reclamò poi tante volte, era anzi stata cagione di nuove e più crude oppressioni; in una delle due visite che lo Czar gli fece il 13 e il 17 di detto mese, gli rimproverò con fermo e dignitoso linguaggio i trattati violati e le mancate promesse, ricordandogli insieme che, presto o tardi, avrebbe dovuto renderne conto al tribunale di Dio. Come mai, dunque, il Belli mette atrocemente in ridicolo anche questo che fu l’unico nobile atto di Papa Gregorio? Forse nell’animo suo potè qualcosa il fatto, allora creduto da tutti e neppur oggi smentito, che la Russia, per creare imbarazzi al Papa, dal 1843 in poi favorisse direttamente o indirettamente i movimenti liberali degli Stati romani. Ma è certo che più di tutto vi potè il ricordo delle feroci parole de’ gesuiti e sanfedisti della Voce della Verità di Modena, i quali pochi anni innanzi avevano pregato "l’imperatore Niccolò, esempio raro di sovrana fermezza, a voler unire i liberali italiani ai polacchi, e spedirli tutti in Siberia a lavorar terre, dove sarebbero stati mantenuti con piccoli assegni ricavati dalle confische dei loro beni.,, (Posai, Op. e voi. cit., pag. 275.) E a questa cristiana preghiera allude evidentemente la prima quartina del sonetto.]
  2. [E più.]
  3. [Che appunto un venti mesi innanzi avevano ricominciato a cospirare, e a insorgere, ora qua ora là, in aperta rivolta.]
  4. [Alloggiò infatti presso San Luigi de"' Francesi, nel Palazzo Giustiniani, residenza della Legazione russa.]
  5. [Corbellare o minchionar la fiera vale anche in Toscana: “prendersi gioco di qualcuno che chiede cosa di cui ha bisogno, e non gli si vuol dare, ancorchè non ci scomodi.„]
  6. [L'ardito, lo spavaldo.]
  7. [Il conte Filippo Eesta, generalissimo della fanteria pontificia, era un bon omo, di spiriti così poco bellicosi, che tra i Romani di Roma si mantiene ancora proverbiale il detto: "La truppa parte e il Generale resta.y, — Del Bavari poi sappiamo dal Moroni (voi. LXXXVI, pag. 358), che il 12 febbraio 1831, "alla prima intimazione, cedette bonariamente il forte di S.Leo,, a un "piccolo distaccamento„ spedito colà dal Sercognani, il quale intanto marciava su Ancona.]
  8. [Soffrire e star zitto.]
  9. [V. la nota 4 del sonetto: Li croscifissi ecc., 28 mar. 34. — Con tutt' altra intonazione, ma col medesimo intento, in quello stesso anno 1845, nell'ode Per l'arrivo in Sicilia dell' Imperatore di Russia, Alessandro Poerio cantava di Gregorio XVI:

    E l'uom che s'asside sul trono di Roma,
    E padre si noma, si noma pastor,
         Rimembri, ripensi quel giorno nefando
    Che i figli veraci di Cristo respinse,
    Codardo il superbo nemico adulando;
    Sì cupido amore, sì cieco, lo vinse
    Di quel che egli usurpa mondano poter.]