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Sonetti del 1845 279

ciò non valse per ben dieci anni ad ottenere neppure il rendiconto., Gualterio, Op. e vol. cit., pag. 162-63. — V. anche la nota 7 del sonetto: La sala ecc., 8 genn. 32.]

LO SVEJJATORE

     Ma er più ggranne tra ttutti li tormenti
È de bbussà a la ggente avanti all’arba.
Nun ne trovate uno che jj’aggarba.
In sto punto che qui ttutti scontenti.

     Quello opre la finestra, e ssu la bbarba
Ve manna una sfilata d’accidenti.
Questo ve fa ccert’antri comprimenti
Cor un voscione che nnemmanco Jarba.

     Tutti, o spezziali, o mmedichi, o mmammane,
O ccerusichi, o ppreti, o vviaggiatori,
Ve tratteno, per dio, peggio d’un cane.

     Li mejjo so’ li frati, amico caro;
Che ppòi crepà de freddo o de dolori
Prima che tt’arisponni er portinaro.


14 gennaio 1845