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18 Sonetti del 1836

LA FACCIA DER MONNO.

     C’è inzìno chi ssostiè ch’er monno è ttonno,1
Eppuro2 nun è ttonno un accidente.3
Tutt’è pperchè a le cose scèrte ggente4
Nun ce vònno arifrette,5 nun ce vonno.

     Pe’ ttutto o sse6 ssalisce o sse va a ffonno:
De cqui a Ccivitavecchia solamente
Sce so’7 ssette salite e ssette sscénte:8
Dunque, che tte ne pare? è ttonno er monno?

     Va’ a Ssan Pietro-Montorio, a Mmonte Mario,
Ar Pincio, a Ttivoli, a Rrocca de Papa...
Sempre sce9 troverai quarche ddivario.

     Tonno davero se pò ddì10 un cocommero,
Una palla de cuppola, una rapa,
Una scipolla, un portogallo,11 un gnómmero...12

23 settembre 1836.

  1. Tondo.
  2. Eppure.
  3. Non è tondo affatto.
  4. Certe genti.
  5. Riflettere.
  6. Si.
  7. Ci sono.
  8. Discese.
  9. Ci.
  10. Si può dire.
  11. [Arancio. E scrivo pensatamente arancio, e non arancia, perchè, quantunque anche le grammatiche che s’intitolano dall’Uso moderno, si ostinino ad insegnare il constrario, arancio e non arancia è la forma più comune in tutta Italia, non esclusa Firenze.]
  12. Un gomitolo.