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246 Sonetti del 1844

L’ART’E BBASSO.

     Quello che ddisse che nnoi sémo bboni
Sortanto pe’ mmorì ssopra la pajja,
Era un ziggnore? Ebbè, ddunque nun sbajja.
Li Siggnori sò ttutti Salamoni.

     Li Conti, li Marchesi, li Bbaroni,
E ttutta st’illustrissima canajja,
Ce tièngheno a nnoantri pe’ mmarmajja
Da trattà cco’ li nerbi e li bbastoni.

     Eh, bbontà lloro contr’er nostro merito.
Ma ssi fùssimo noi nati siggnori,
Chi l’averìa li carci in ner preterito?

     Sti ggiuchetti li regola la sorte;
E a ttutti o un callo o un freddo, o un drento o un fòri1
Pò accadé ttra la nasscita e la morte.i2

27 dicembre 1844.

  1. [O un caldo o un freddo, o un dentro o un fuori. In questo modo proverbiale è ripetuto due volte lo stesso concetto, cioè, conformemente al titolo del sonetto: “o un accidente prospero, o uno rovinoso.„]
  2. [“Fino alla morte non si sa la sorte.„ — “Finchè uno ha denti in bocca e’ non sa quel che gli tocca.„ Proverbi toscani.]