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Sonetti del 1844 235

LA NOVENA DE NATALE.

     Eh, ssiconno li gusti. Filumena
Se fa vvenì1 cqueli gruggnacci amari
De li scechi:2 Mariuccia e Mmadalena
Chiameno sempre li carciofolari;3

     E a mmé mme pare che nun zii novena
Si nun zento sonà li piferari.4
Co’ cquel’annata5 de cantasilena,6
Che sserve, bbenemio!, so’ ttroppi cari.

     Quann’è er giorno de Santa Catarina,7
Che li risento, io ciarinàsco ar monno:
Me pare a mmé dde diventà rreggina.

     E cquelli che de notte nu’ li vònno?
Poveri sscemi! Io poi, ’na stiratina,
E mme li godo tra vviggijj’e ssonno.

23 dicembre 1844.

  1. [Si fa venire a cantar la novena.]
  2. [Ciechi.]
  3. [“I carciofolà sono cantori e suonatori d’arpa, specie di bardi girovaghi, nativi per lo più degli Abruzzi, così chiamati dalla stessa parola che un tempo terminava, quasi intercalare, le loro strofe d’amore. Oggi sonosi alquanto più raffinati. Suonano anche il violino, che sostengono avanti il ventre, col manico in su, e la parte sonora in giù.„ Così lo stesso Belli, in una nota a un sonetto del 1833.]
  4. [Abbruzzesi anche questi, che nel loro pittoresco costume venivano nello Stato pontificio, per lo più a tre a tre, e uno sonava il piffero (pifero) o cennamella, uno la cornamusa, e il terzo cantava canzoni inintelligibili. Spesso anche, al canto e al suono accoppiavan la danza; e in complesso erano un notevolissimo vestigio d’un’arte quasi preistorica. La polizia italiana deve aver soppresso carciofolà e piferari, perchè da parecchi anni, a Roma almeno, non si vedono più.]
  5. Andata.
  6. [Di cantilena, di nenia.]
  7. [Cioè il 25 novembre, giorno in cui i piferari cominciavano a comparire. Cfr. il sonetto: Li ventiscinque ecc., 18 nov. 31.]