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Sonetti del 1844 233

LI CASOTTI1 NOVI

1.

     Er bussolotto novo a Ssant’Ustacchio,
Ch’avete fatto lei, sor archidetto,
Accusì ppoco fonno e accusì stretto
Pe’ Ppasqua-bbefania nun zerve un cacchio.

     Chiuso, abbasta de méttesce un pennacchio,
Perché ppari un giaccò2 dd’uffizzialetto;
E uperto cosa sc’è, ssia mmaledetto?
Otto bbusci da vénnesce l’abbacchio.3

     Disce: “Ma cquelli antichi ereno vecchi!.„
E nun potévio fàlli novi e ggranni?
Vedi che bber parlà da mozzorecchi!

     So’ stati bbene quelli pe’ ttant’anni;
E ppe’ la fernesia de fà vvertecchi,4
Mo vve state a pijjà ttutti st’affanni!

18 dicembre 1844


  1. [“Bottegacce di legno che si elevano in mezzo alla Piazza di Sant’Eustachio, pel tempo natalizio e della Epifania, onde vendervi bamboccioli [pupazzi] da presepi e da trastullo di bambini.„ Così, altrove, lo stesso Belli. Oggi questa specie di fiera, col relativo baccano la notte dell’Epifania, si fa a Piazza Navona.]
  2. [Dagli Usseri ungheresi, che nel sec. XVII passarono al servizio della Francia, fu introdotto in francese il nome del loro cappello: shako; e dal francese poi lo prendemmo noi, sotto le forme di giacò o giaccò, le quali mancano ancora ai vocabolari.]
  3. [Agnello di latte, di cui a Roma si fa gran consumo.]
  4. [Il vertecchio, propriamente, è il “fusaiolo.„]