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212 Sonetti del 1843

italiano del Belli, che, senza il nome di lei, si trova anche tra i Versi del nostro autore stampati in Lucca nel 1843. Ma in una lettera inserita nella Rivista del Tosi (Roma, 20 febb. 44), il Belli dichiarò che quel sonetto lo aveva scritto tre anni prima “senza alcuna particolare intenzione, ma unicamente perchè servisse al bisogno, come una giubba che si attagli a ogni dosso.„ La stessa cosa voleva che si credesse di due altri sonetti italiani, che col nome della Lalande e della Frezzolini, festeggiate freneticamente a Perugia nel 34 e nel 39, avevano corso tutta Italia. Ma questi dagli autografi si rileva ch’egli li aveva scritti realmente ad personam, cioè contro i fanatici ammiratori delle due celebri cantanti; e gli fruttarono un sacco d’impertinenze, compresa la pericolosa accusa d’un poeta anonimo, di voler rovesciare altari e regni. (V. la cit. Rivista, 31 luglio 43.) In una lettera da Perugia, del 5 sett. 39, al suo amico Giacomo Ferretti, accompagnava il secondo di codesti sonetti, con le seguenti parole: “I Perugini han fatto un inferno per la Frezzolini. Di tutto quel che puoi colla tua fervida mente immaginarti non sono mancati che i cavalli staccati dalla carrozza e il tiro a petto d’uomini: eccesso a cui pure sarebbero trascorsi, senza un prudente no di Monsignor Delegato. Fortuna che qui trovasi un eccellente ospedale pe’ matti.„ I due sonetti possono vedersi a pag. 31-32 della cit. edizione lucchese, e in fondo al vol. VI dell’edizione presente.]