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194 | Sonetti del 1843 |
LA MADÒN DELL’ARCO DE SCÈNCI.1
Sì, dditemel’a mmé cche ggiorn’e nnotte
Sce stavo a scotolà2 la bbussoletta!
Miracoli?! N’ha ffatti una carretta.
Le grazzie poi le scavolava a bbótte.3
Frebbe,4 sputi de sangue, teste rotte,
Gobbi, secchi, ssciancati... Poveretta!
Pareva che cciavessi5 una riscetta
Pe’ ttutti li bbastardi e le miggnotte.6
Eppoi s’ha da sentì cquarche ccazzaccio:
“Ma ccome si7 pò ffà ttutto st’inferno,
Co’ un goccio d’ojjo e un fir di carcinaccio?„8
Come se fa?! Mma ppozziat’èsse fritti!
E ccome fanno quelli der Governo,
Che ammazzeno li cani co’ l’editti?9
20 luglio 1843.
- ↑ Immagine in tela situata presso l’arco del Palazzo Cènci. La fama di taumaturga fu da essa acquistata ex abrupto nello scorso giugno per merito di un muratore poltrone, che, fintosi storpio e poi risanato per virtù di quella, divenne egli stesso un oggetto di ammirazione, buscando di belli e buoni quattrini dalla pietà dei credenti. Sparsasi appena fra i devoti la notizia del prodigio, trasse tosto su quel luogo infinita turba d’infermi, e non è a dire se il popolo entusiasta li predicasse tutti esauditi. Sbucarono intanto da ogni pari zelanti scotitori di bossoletti, accattando limosine per Maria Santissima, limosine il cui provento saprà la Beata Vergine in quali mani ed usi andassero a terminare. Stabilironsi contemporaneamente sotto il prodigioso simulacro tre sinistre facce di popolani, che, assisi in contegno di gravi triumviri, innanzi a un descaccio ricoperto d’una tovaglia d’osteria, cominciarono a spacciare immaginette, bambagia intrisa nell’olio della votiva lampada, e raschiatura della sacra muraglia: ogni cosa a un baiocco per cartina; mentre altri pii loro confratelli girovaghi scorreano per la intera città gridando a tutta gola: Èccheve l’orazzione, èccheve er vero ritratto de la Madòn dell’Arco de Scènci, tanta miracolosa. Pel quale rapido smercio andarono in breve spogliate le officine di quante vi giacessero vecchie ed ammuffite madonnelle a bulino, e non importa di qual figura e di qual nome o invocazione; chè anzi facilmente s’introdussero nel religioso mercato e Sanfilippi e Sanfranceschi e Santantoni d’ogni abito e regola. Fervea la santa opera da due o tre giorni, allorchè finalmente per la prudenza del Cardinale Vicario venne di notte rimossa la immagine dalla sua parete, e collocata nella vicina chiesa di Santa Maria del Pianto, ove continuò per breve altro tempo ad attirare il concorso dei postulanti e lo scandalo delle grida, finchè a poco a poco cadde in dimenticanza la Vergine benedetta, non che la storia de’ suoi miracoli.
- ↑ Ci stavo a scuotere ecc.
- ↑ Le versava a botti. [Scavolà, da càvola, cannella della botte.]
- ↑ Febbri.
- ↑ Ci avesse: avesse.
- ↑ Bagasce.
- ↑ [Dice si invece di se, per affettare il parlar civile.]
- ↑ [Con un gocciolo d’olio e un filo, un pochino, di calcinaccio. — V. la nota 1.]
- ↑ All’avvicinarsi della più calda stagione si provvede per editto alla uccisione de’ cani vagabondi, onde preservare il popolo dal pericolo dell’idrofobia. Pubblicata la stampa, il Governo, come credesse distrutti i cani col solo fatto della pubblicazione, di null’altro più suole occuparsi, e al termine dei giorni estivi i cani trovansi piuttosto moltiplicati.