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174 Sonetti del 1843

star zitti.]]      6 [Svignar via tra le gambe.]      7 [Una gran scossa, una gran disgrazia.]      8 [Lo stesso giorno 17 aprile 1843, il Belli diresse al Tizzani anche un sonetto italiano, nella chiusa del quale mi par che accenni a futuri rivolgimenti politici e alla speranza di veder papa il suo amico. E un altro ne recitò al banchetto d’addio, che il Tizzani, professore di Storia ecclesiastica nell’Università, ebbe da’ suoi colleghi il 23 del detto mese. Ecco qui il primo soltanto, poichè il secondo non ha nulla di notevole:

     Tu che sinor chiamai fratello e amico
E fra poco dirò padre e signore,
Senza temer che il tuo novello onore
Nulla in te cangi del costume antico,

     Sappi che mentre io laudo e benedico
La provvidenza del sovran Pastore
Che t’ha mitrato della età sul fiore
Caro ai Grandi qual sei, caro al mendico;

     Pur, rimembrando quell’ore gioconde
Che teco io vissi e il tuo partir mi fura,
Male ai plausi del labbro il cuor rispondo.

     Benchè non manchi alla molesta cura
Un più lieto ponsier, che si confonde
Tra i foschi eventi dell’età futura.]