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Sonetti del 1837 | 95 |
LA TOLETTA DE LA PADRONA.
Li congressi de lei1 co’ Ppetronilla
So’2 ppropio un ride3 da slocasse4 l’ossa.
Ce vò5 ppiù arte pe’ appuntà una spilla,
Che ppe’ rregge li bbarberi a la smossa.6
E ffa ttrippa,7 e sbrillenta,8 e nun attilla,9
E strozza,10 e ffa bboccaccia, e cc’è ’na fossa...
Er color verde sbatte,11 er giallo strilla,12
Er rosso? è ttroppo chiasso: er bianco? ingrossa...
Eppoi, ggira e rriggira, se finissce
Co’ l’andriè13 nnero, o de lana o de seta;
Perchè er nero, se sa, ddona14 e smagrissce.
Smagrissce? Uhm, parerà in un tippe tappe.15
Ma ttu vva’ ccór passetto16 a mmente quieta,
E ssi sso’17 cchiappe, trovi sempre chiappe.
26 marzo 1837.
- ↑ [Quando una persona di sevizio dive lei o lui senz’altro, intende sempre “la padrona„ o “il padrone.„]
- ↑ Sono.
- ↑ Ridere.
- ↑ Slogarsi.
- ↑ Ci vuole.
- ↑ Mossa.
- ↑ Rigonfia.
- ↑ Cede, si rilascia.
- ↑ Non aderisce alla persona.
- ↑ Stringe.
- ↑ Mortifica il natural colore delle carni.
- ↑ Disarmonizza con offesa dell’occhio.
- ↑ Si finisce coll’andrienne.
- ↑ Favorisce il color della pelle.
- ↑ In un momento di confusione.
- ↑ [Misura lineare di sei palmi, cioè di un po’ più d’un metro e mezzo. Tutti misurano gli altri sul proprio passetto. Proverbio umbro.]
- ↑ Se sono.