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Sonetti del 1835 83

ER FIJJO DE PAPÀ SSUO.1

(2.)

     Entrato in fossa er cavajjer Lorenzo
Detto pe’ ssoprannome er Curzoretto,
J’è ito appresso er cavajjer Vincenzo
Pe’ le su’ gran vertù ddetto er Bojetto.2

     Disgrazziato Bbojetto! Ricco immenzo,
Ner fior dell’anni, co’ ttanto de petto,3
Eccolo llì a ppijjà ll’urtimo incenzo
Che ddà er monno a cchi ppaga er cataletto.

     Mica annò ttrionfante in sta vittura,
Come un giorno pareva in carrettella
Er padrone de Roma in pusitura.4

     Sittrànzi grolia munni:5 un funerale,
Quattro fischi,6 un pietron de sepportura,
E ll’eredi che ffanno carnovale.

18 febbraio 1835.


  1. Vedi il sonetto precedente. [Del presente esistono due copie di mano dell’autore, con lievi diversità nell’ortografia e nelle note. La nostra lezione ha quel che c’è parso il meglio dell’una copia e dell’altra.]
  2. Quattro giorni dopo la morte del padre, nella notte tra il 15 e il 16 gennaio 1835, morì costui, primogenito della illustre famiglia. Ebbe faccia e maniere di scherano.
  3. [Nel dir così, se ne accenna la misura, allargando le braccia.]
  4. In positura. Veramente egli vi si atteggiava con iscenica sovranità.
  5. Sic transit gloria mundi: avviso inutile che si dà ai nuovi Pontefici, bruciando innanzi ad essi la stoppa.
  6. Il popolo fischiò il cadavere del padre.