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Sonetti del 1834 | 59 |
mente alla porta d’ingresso al Museo Vaticano, sopra uno spazio uguale a quello del vano della porta. 12 [Il senso vorrebbe: che chi nu’ la vede. Ma il brav’omo essendo molto spropositato, non è maraviglia che riesca a dire tutto il contrario di quel che ha in testa.]
ER RE DE NOV’IDEA.
Uno co’ ’na gazzetta tra le mane
Leggeva ggiù ar caffè cch’è morto adesso
Lo scàccolo de Perzia,1 ch’è ll’istesso
Che sse discessi2 er re de le perziane.
Ma er più ccurioso è cquello ch’arimane:
La ppiù bbuffa è la cosa che vviè appresso:
Ciovè er novo sovrano c’hanno messo
In logo de quell’antro maggnapane.
Sai chi hanno fatto re? dìnne un’infirza.3
Un re cche cqua da noi se dà ppe’ ggiónta.4
La sorella der fégheto: una mirza.5
Co ’no scàccolo ar meno fai ’n editto:
Ma de quel’antro re da bbattilonta6
Dìmme che tte ne fai? Fanne un zuffritto.7
31 dicembre 1834.
- ↑ Feth Alì, Schak di Persia. [Scàccolo, da scacco, in romano vale: “Pezzo di carta.„]
- ↑ Si dicesse.
- ↑ Una infilzata.
- ↑ Si dà per giunta, della carne, secondo l’uso de’ beccai.
- ↑ Mohammed Mirza, figlio di Abbas Mirza, di cui padre era Feth Alì. L’equivoco cade sulla parola milza, chiamata dal volgo mirza.
- ↑ Quella tabella di legno su cui si fanno i battuti di lardo. [Il “tagliere.„]
- ↑ Un soffritto.