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58 Sonetti del 1834

ER MUSEO.

     Tu nun pòi crede1 a Rroma si cche incerto2
Sii ’no sguizzero3 amico e cconosscente.
Si Ccuccumfrào4 nun me se fussi offerto,
Er Museo lo vedevo un accidente.5

     Disce: Fenite sù llipperamente
Lunettì o cciufettì6 cquanno ch’è uperto,
E, appena feterete7 endrà la ccente,
Chiamate a mmé, cchè ffe fo endrà tte scerto
.8

     Ah! cquer Museo è un gran bèr grruppo, cacchio:
Quante filare de pupazzi in piede!
Antro9 che li casotti a Ssant’Ustacchio!10

      C’è ppoi llaggiù ’na lontananza a sfonno,
Dipinta a sfugge,11 ch’uno che la vede12
Nun ze pò ffà un’idea che ccos’è er monno.

30 dicembre 1834.

  1. Non puoi credere.
  2. Se qual vantaggio.
  3. Svizzero della guardia.
  4. Nome storpiato di uno svizzero della guardia.
  5. Non lo vedevo affatto.
  6. Lunedì o giovedì, le due giornate della settimana nelle quali è libero al pubblico l’accesso a Musei.
  7. Vedrete.
  8. Che vi fo entrare di certo. — Tutte le precedenti parole sono un misto di vernacolo romanesco e di pronunzia germanica.
  9. Altro.
  10. Bottegacce di legno che si elevano in mezzo alla Piazza di Sant’Eustachio, pel tempo natalizio e della Epifania, onde vendervi bamboccioli [pupazzi] da presepi e da trastullo di bambini. Questo commercio si fa dirimpetto alla porta della Sapienza, Università Romana: comodo regio per gli studenti.
  11. A sfondo, dipinta a sfuggire ecc. — Piccola prospettiva di una finta galleria, eseguita con discreto effetto d’illusione, lateral- mente alla porta d’ingresso al Museo Vaticano, sopra uno spazio uguale a quello del vano della porta.
  12. [Il senso vorrebbe: che chi nu’ la vede. Ma il brav’omo essendo molto spropositato, non è maraviglia che riesca a dire tutto il contrario di quel che ha in testa.]