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Sonetti del 1836 423

AR ZOR ABBATE MONTANELLA1

     La vò ssenti la gran notizzia? Aspetti.
Dimenica ventuno de frebbaro
È nnato a ttredisciora, a ggiorno chiaro,
Un pupetto ar zor Giachemo Ferretti.

     Lei nun pò ffasse2 idea si cquanto è ccaro
Co cquella bbocchettuccia e cquell’occhietti,
E cquelle guance uguale3 a ccusscinetti,
E cquer culetto che ppare un callaro.4

     Luneddì a ssera poi er zor Piovano,
Tra un monno5 de confetti e dde ggelati,
Lo chiamò Ggiggio6 e lo fesce cristiano.

     Ce sò stati sonetti? Ce sò stati.
Chi ffu er compare? Er zor Giggio Cassciano.
E mmo er pupo che ffa? Zzinna7 a Ffrascati.

22 marzo 1836

<!-1 2 Non può farsi. 3 Eguali. 4 Una caldaia. 5 Un mondo, una quantità grande. 6 Luigi. 7 Sta poppando. -->

  1. Il dottissimo abate Montanelli, ex-religioso dell’ordine de’ predicatori. Gli fu spedito questo sonetto a Vienna.
  2. Non può farsi.
  3. Eguali.
  4. Una caldaia.
  5. Un mondo, una quantità grande.
  6. Luigi.
  7. Sta poppando.