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370 | Sonetti del 1835 |
LI MIRACOLI
Li miracoli, caro sor Donato,
L’hanno sempre da fà li Santi novi;
Perchè a questi pò èsse1 che jje ggiovi,
E li vecchi hanno bbell’e assicurato.
Chi vvò2 adesso miracoli li trovi
In quarche Vvenerabbile o Bbeato;3
Ma a ccercalli in un zanto staggionato
È inutile inzinenta4 che cce provi.
Nun vedete l’Apostoli, sor coso,
Da quanto tempo hanno finito er patto5
E sse sò6 mmessi in stato de riposo?
Benchè Ssan Pietro nun abbotta fiaschi;7
E ll’urtimo miracolo l’ha ffatto
A ttempi nostri in ner Palazzo Bbraschi.8
29 ottobre 1835
- ↑ Può essere.
- ↑ Vuole.
- ↑ [Perchè questi li fanno ancora, avendone bisogno per esser promossi al grado di santi. Cfr. il sonetto: Li Bbeati, 12 giugno 34.]
- ↑ Insino.
- ↑ Il patto, in questo senso, è “quel lavoro che nelle scuole assegnasi alle fanciulle.„
- ↑ Si sono.
- ↑ [Non gonfia fiaschi. Per dire che una cosa è tutt'altro che agevole a fare, si dice: Nun zo’ ffiaschi che s'abbòtteno. Nun abbota fiaschi deve dunque voler significare: “non spreca il suo tempo in cose piccole e facili, non sta quasi inoperoso, non canzona.„]
- ↑ Palazzo fabbricato al cadere dello scorso secolo dal duca Luigi Braschi nipote del successor di san Pietro, Pio VI. [La grande scala di questo palazzo, decorata con bellissimi marmi, con antiche statue e con sedici colonne e pilastri di granito rosso orientale, viene considerata come la più bella di Roma, e con la sua ladra magnificenza costituisce una delle prove più lampanti dello sfacciato nepotismo de’ Papi. — “Pie VI fit exe- cuter des travaux magnifiques dans les marais Pontins; il réussit à opérer des grands desséchements; mais, comme il n’avait pas la plus petite idée d’économie politique, il forma, du terrain arraché aux eaux, une seule proprieté indivisible. Il eût fallu le distribuer par petites portions aux cultivateurs qui auraient voulu s’y établir. Pie VI donna à son neveu, le duc Braschi, ces vastes terrains qui sont demeurés presque aussi déserts et aussi malsains qu’auparavant. Le duc Braschi, qui fasait bâtir un beau palais sur la Place Navone, obtint divers monopoles sur le commerce des grains. La misère des pauvres et la ruine de l’agriculture en furent augmentées.„ Stendhal, Op. cit.; vol. II (1866); pag. 229-30.]