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Sonetti del 1835 323

LA BBOTTA DER ZOR PIPPO.

     Te ggiuro, Anna Maria: quanno er padrone
Se1 vortò a bboccasotto su cquer letto,
E cquel cirusicaccio mmaledetto
Se messe2 a pprincipià l’operazione,

     Me fesce un’impressione, un’impressione,
Che mme sentii com’una bbotta in petto:
Me s’appannò la vista, e ffui costretto
D’arrèggeme3 tremanno a un credenzone.

     Nun bisoggnava èss’ommini4 ma ssassi,
Pe’ vvedé sfraggellajje, poverello!,
Tutt’er confin de li paesi bbassi.

     Quer mascellaro5 sce ficcò er cortello,
Che ppareva, per cristo, che ttajjassi6
’Na fetta de cularcio o de scannello.7

25 settembre 1835.

  1. Si.
  2. Si mise.
  3. Di reggermi.
  4. Essere uomini.
  5. Macellaio.
  6. Tagliasse.
  7. [Cularcio: la parte deretana delle bestie macellate, separata dai tagli della coscia. Culaccio, a Firenze. — Scannello: taglio levato dal di dietro della coscia, e si chiama così anche a Firenze.]