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322 Sonetti del 1835

L’AFFARI DA LA FINESTRA.

     Sai ggnente, commar Rosa, indóve stanno
Le quarantóra?1 — Nò, ccommar’Aggnesa;
Ma adesso chiamo la sora Terresa,
Che cce va ’ggni matina tutto l’anno.

     Sora Terresa, dite un po’, in che cchiesa
Stanno le quarantóra? — Ehée, lo sanno
Puro2 li gatti. A la parrocchia; e vvanno3
A Sammarco, viscin’a la Ripresa.4

     Grazzie, sora Terresa. — E de che ccosa?
Sarìa bbella! me faccio maravijja:
Commannàteme5 puro,2 sora spósa.6

     Bbe’, pperché, Aggnesa, nun me viènghi a ppijja,7
Che cciannàmo8 po’ inzieme? — Èccheme,9 Rosa.
Sora Terresa, addio. — Bbon giorno, fijja.

25 settembre 1835.

  1. [Una delle solenni esposizioni del SS: Sacramento per tre giorni di seguito, e che si fa di chiesa in chiesa nel corso dell’anno. Quarantore, in Toscana.]
  2. 2,0 2,1 Pure.
  3. [Alla nostra parrocchia; e poi vanno ecc.]
  4. [Il punto dove, passata la Piazza di Venezia, si riprendevano i barberi.]
  5. Comandatemi.
  6. Spósa, pronunciato coll’o chiuso.
  7. Non mi vieni a pigliare.
  8. Ci andiamo.
  9. Eccomi.