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Sonetti del 1835 | 299 |
LA PRIMARÒLA.1
1.
È accusì? ggrazziaddio, sora Susanna,
L’avémo arzata poi la trippettona?
Che la bbeata Vergine e ssant’Anna2
Ve protegghino, e ssia coll’ora bbona.3
E in che lluna mo state? Ah, in de la nona.
Eh, ar vede,4 si5 la panza nun inganna,
Pare che nun dev’èsse una pissciona,6
Ma ssarà arfine quer ch’Iddio ve manna.7
Ve la sentite in corpo la cratura?
Dunque bboni bbocconi, e ccamminate;
E llassate fà er resto a la natura.
Ggnente: tutte ssciocchezze. Voi penzate,
Pe’ llevàvve8 da torno9 la pavura,
Quante prima de voi sce so’10 ppassate.
15 settembre 1835.
- ↑ [La primaiola.]
- ↑ [Che è la Lucina de’ Cattolici.]
- ↑ [In questa frase, che non s’usa altro che in simili casi, ci deve essere un vestigio dell’antica superstizione dell’oroscopo.]
- ↑ Al vedere: [a quanto si vede].
- ↑ Se.
- ↑ Non dev’essere una femmina. [Perchè, dalla conformazione che ha preso la pancia della donna incinta, credono di poter indovinare il sesso della creatura.]
- ↑ Vi manda.
- ↑ Per levarvi.
- ↑ D’attorno.
- ↑ Ci sono.