Pagina:Sonetti romaneschi IV.djvu/305


Sonetti del 1835 295

ER BOCCONE LITICATO.

     Ohé, ohé, l’hai visto quell’artóne1
Che jj’ho ppassato adesso l’immassciata?2
Oh ddio, che rride!3 oh cche ccommedia è stata.
T’avevi da trovà ddietr’un cantone.

     Dico: “Sc’è mmonzù Ajjè.„ Ddisce: “Padrone.„4
E intanto la siggnora è ddiventata
Una fiàra5 de foco, e la cuggnata
Come un fojjo de carta fiorettone.6

     Sappi ch’a mmé mm’ha cconfidato Nina,7
La cammeriera, che er monzù ffrancese
Aveva da sposà la padroncina.

     Ma la padrona, a la stracca a la stracca,
Tant’ha ssaputo fà, cche in capo a un mese
L’ha mmesso ar punto de vortà ccasacca.

14 settembre 1835.

  1. Quell’uomo alto.
  2. Pel quale ho adesso passata ecc.
  3. Oh dio, che ridere!
  4. [Cioè: “Passi pure.„]
  5. [Fiamma.]
  6. [Fiorettone è chiamata una specie di carta sugante, biancastra e molto floscia, che serve a vari usi.]
  7. [Caterina.]