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Sonetti del 1835 287

CHI MMÌSTICA, MÀSTICA.1

     Je lo predico sempre a cquela sciuccia,2
Che cchi vvò vvive3 cór timor de Ddio
Ha da innustriasse e ffà4 ccome fo io,
Pe’ gguadaggnasse5 er pane e un po’ de cuccia.6

     Perchè llei nun impara a essempio mio,
A nnegozzià de perza e de mentuccia?7
Ché Rroma mica è ppoi Roccacannuccia,8
Da nun offrì rrisorte,9 eh sor don Pio?

     Quann’una inzomma ha una bbon’arte in mano,
Pò ddìsse10 er fatto suo, e arzà la testa,
E rrìdese11 inzinenta12 der Zovrano.

     Je lo prèdico sempre io: “Zinforosa,
Ingéggnete,13 cardèa:14 la ggente onesta
Oggnuno ha dd’appricasse15 a cquarche cosa.„

12 settembre 1835.

  1. Che si rimescola [chi mescola], mangia. [Proverbio.]
  2. A quella ciuccia.
  3. Chi vuol vivere.
  4. Ha da industriarsi e fare ecc.
  5. Per guadagnarsi.
  6. E un po’ di ricovero.
  7. [Di persia e di nipitella.]
  8. [Equivale al Peretola de’ Toscani, al Pàtrico degli Spoletini, al Chia de’ Viterbesi, ecc. Ma, mentre questi son luoghi realmente esistenti, Roccacannuccia dovrebbe essere immaginario, poichè, per quante ricerche io abbia fatte, non m’è riuscito di scoprir dove sia.]
  9. Da non offrire risorse.
  10. Può dirsi, [può dire].
  11. E ridersi.
  12. Sino, [persino].
  13. Ingegnati.
  14. Stolta.
  15. Da applicarsi.