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Sonetti del 1835 281

LI SPAVENTI DE LA PADRONA.

     E jjerzera1 me diede un’antra stretta.2
Doppo accesi li lumi, a un quarto e mmanco,3
Stavo in zala accusì ssur cassabbanco
Sbavijjanno4 e bbattenno la scianchetta,5

     Quanno, che vvòi sentì!,6 de punt’in bianco7
Quela testa de matta mmaledetta
Me se8 mette a strillà da la toletta
Ch’uno scorpione je sbramava9 un fianco.

     Curro de furia, spalanco la porta,
E ttrovo lei che sse vieniva meno10
Sopr’a la cammeriera mezza morta.

     Credi che ffussi11 uno scorpione? Eh ggiusto!
Era un pizzo d’un osso-de-bbaleno,12
Che jj’ussciva cqui ggiù ffora der busto.

8 settembre 1835.

  1. E ieri a sera.
  2. Un altro orgasmo.
  3. A meno di un quarto d’ora di notte.
  4. Sbadigliando.
  5. Gambettando, [sgambettando].
  6. Che voi udire?
  7. All’improvviso.
  8. Mi si.
  9. Le [gli] sbranava.
  10. Si veniva meno: veniva meno.
  11. Fosse.
  12. L’estremità di un osso di balena.