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Sonetti del 1835 279

LA CREMENZA MINCHIONA.

     Ch’er Papa, co’ l’annà ttanto bberbello1
Contr’a li ggiacubbini de la setta,
Se pòzzi2 conzervà Rroma soggetta,
Ciò le mi’ gran difficortà, fratello.3

     Eh ssi fuss’io, pe’ cquanto?, pe’ un’oretta,
Governator de Roma e bbariscello,4
Vederebbe oggni suddito ribbello
Cosa se5 chiama ar monno aspra vennetta.

     ’Na bbrava manettata lesta lesta,
Un proscessaccio, e, appena condannati,
Sur carretto,6 e ppoi subbito la testa.

     E ppe’ incùte7 a la setta ppiù ppavura,
Doppo avélli accusì gghijjottinati
Je darebbe8 una bbona impiccatura.

6 settembre 1835.

  1. Bel bello, dolcemente.
  2. Si possa.
  3. [Qui vale: “amico, caro mio,„ e simili.]
  4. Bargello.
  5. Si.
  6. [Sul carretto, che serviva per portare al patibolo i condannati.]
  7. Per incutere.
  8. Gli darei.