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Sonetti del 1834 18

ER TERREMOTO DE STA NOTTE.

     Sì, tterremoto, sì: nnun te cojjono.
Drent’a la stanzia mia che ssemo in tanti,1
Scià2 svejjati d’un zarto3 a ttutti quanti,
E ttu, gghiro4 fottuto, hai sto bbèr5 dono?

     Ggnente de meno che6 cc’è pparzo un tono
Che ccià2 ffatto chiamà ttutti li santi!
Antro che camminà ll’appiggionanti!7
È stato un terremoto bbell’e bbono.

     Tant’è vvero, che, cquanno è usscito Toto,8
Ne la bbottega de padron Grigorio
J’hanno detto: “Hai sentito er terremoto„?

     Chi ddisceva ch’è stato annullatorio,
E cchi ddisceva d’attaccacce9 er voto
Perché invesce è vvienuto succurzorio.

6 dicembre 1834.

  1. [Dove siamo in tanti.]
  2. 2,0 2,1 Ci ha.
  3. Salto.
  4. Qui sta per “dormiglione.„
  5. Bel.
  6. Si tratta che; ti basti che, ecc.
  7. Altro [che, come tu dici, il camminare de’ pigionali!]
  8. Antonio.
  9. D’attaccarci.