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260 Sonetti del 1835

LE SPERANZE DE ROMA.

     Nun ho inteso; scusate, sor Pasquale:
De le vorte1 sto un po’ ssopr’a ppenziero.
Che mme discévio?2 Ah, ssi aricàla er zale?3
Eh, ddicheno de sì; ma ssarà vvero?

     Voless’Iddio! Ma una furtuna uguale
Io, pe’ la parte mia, poco sce spero.
Eppoi, ggiù ne lo spaccio cammerale,
Inzin’a cqui nnun ze n’è ddetto un zero.

     Che jje n’importa un c.... de la pila4
De la povera ggente a li Sovrani
Che cconteno le piastre a ccento-mila?

     Anzi, mo cciànno5 dato le missione;6
E, ddopo er giubbileo, pe’ li romani
Pe’ ssolito c’è ssempre er zassatone.7

30 agosto 1835.

  1. Talvolta.
  2. Che mi dicevate?
  3. Se il sale cala nuovamente di prezzo. [Era stato cresciuto il 1° gennaio 1833. V. il sonetto: La créscita ecc., 29 dic. 32.]
  4. Della pignatta [pentola].
  5. Ora ci hanno.
  6. Le missioni spirituali. [Queste missioni o esercizi straordinari, cioè predica, preghiere, benedizione col Venerabile, ecc., furono fatte, per scongiurare il pericolo del colera, nelle priricipali chiese di Roma dedicate alla Vergine, e durarono dal 6 al 15 agosto 1835. Gregorio XVI concesse l’indulgenza plenaria a chi vi fosse intervenuto almeno sette volte. V. il Diario di Roma del 5 agosto.]
  7. La sassata. Infatti, tra il detto giubileo [cioè, tra le dette missioni, che per l’indulgenza plenaria erano come un piccolo giubileo] e la processione di penitenza, di cui vedi il sonetto ... [La Madonna ecc., 11 sett. 35], fu aumentata del doppio la dativa reale [la fondiaria], e ciò senza editto, ma per via di semplice circolare ai pubblici percettori. [Ma per gustare la chiusa di questo sonetto, bisogna aver presente che il 1° gennaio 1833, mentre terminava il giubileo vero e proprio, indetto da Papa Gregorio con lettere apostoliche del 2 dic. 32, si vide affisso sulle cantonate l’editto per l’aumento delle gabelle, che sollevò tanti strepiti. Cfr. il sonetto: Er zale ecc., 31 dic. 32.]