purgarla dai briganti che la infestavano, e tra cui era anche il famoso Gasparone, il Pallotta vi commise “disorbitanze strane,„ e diede “singolare esempio di governo furibondo;„ tanto che il Papa fu costretto a richiamarlo, e “deputare all’impresa monsignor Benvenuti, il quale poi riusci nell’intento più per via d’accordi e di pensioni vitalizie concesse ai malandrini, di quello che con la forza.„ (Farini, Op. e vol. cit., pag. 22-23.) Bisogna anzi aggiungere che mentre i briganti osservarono gli accordi, “il Governo li violò, facendo prigione a tradimento Gasparone e tutta la sua compagnia nel Castello della Riccia.„ (D’Azeglio, Op. cit., cap. XXI.) L’editto che il Pallotta pubblicò da Ferentino il 15 maggio 1821, contro li Crassatori, Facinorosi e Malviventi, è un tal capolavoro di crudeltà e di spropositi d’ogni specie, che il Governo ne ritirò quante più copie potè; e Luigi Pianciani (La Rome des Papes, par un ancien membre de la Constituante Romaine; Bâle-London, 1859; vol. III, pag. 84) racconta che ci fu chi, per averne una, dovette pagarla cento scudi. Io l’ho trovato nell’Archivio di Stato, e mi restringerò a dirne che accanto alla pena di morte, comminata e in via sommarissima anche contro ragazzi che avessero solo compito i quattordici anni, ci ho letto questo periodo, in cui il Cardinale fa morire Gesù Cristo a Roma: “La Truppa di Linea con Appostamenti e Ronde opportune si occuperà unicamente della tanto necessaria sicurezza delle Strade Corriere; troppo interessando, che sia libero e sicuro l’accesso e recesso alla Città consagrata al Nostro Signor Gesù Cristo dal glorioso Sangue del Martirio de’ SS. Apostoli Pietro, e Paolo, Città Sacerdotale e Regia, Capitale del Mondo Cattolico, in cui l’Altissimo fondò il Principato del Sacerdozio, ed il Capo della Religione Cristiana, e la sede del suo Martirio, che soffrì per la nostra salvezza, alla quale da tutte le parti del Mondo concorrono i Fedeli.„]