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Sonetti del 1835 179



L'OSTE

2.

     Male er maggnà de magro?! Voi vivete
In errore, in equìvico, in inganno.
Li medichi, se sa,1 ttutto fa ddanno.
Ggnente,2 imposturerìe: nun ce credete.

     Io faccio l’oste, ma ss’io fussi prete
Predicherìa3 sarache4 tutto l’anno.
Solamente la sete che vve dànno!
E cc’è ppiù ggusto che smorzà la sete?

     Ecco li scibbi da fà ll’omo sazzio:
Tonni, arénghe, merluzzi,5 tarantelli6...
Queste so’ ggrassce da levajje er dazzio.

     Li viggnaroli armanco,7 poverelli,
Direbbeno: “Siggnore v’aringrazzio,
Ché sse vòteno presto li tinelli.„

19 aprile 1835


  1. [A sentire i medici, si sa, ecc.]
  2. Niente.
  3. Predicherei.
  4. [Salacche.] Certa specie di pesce in concia.
  5. [Baccalà.]
  6. [Tarantello: salume fatto della pancia del tonno, e quindi più pregiato della tonnina, che è fatta della schiena del medesimo pesce. Manca ai vocabolari comuni, non escluso il Rigutini-Fanfani.Fonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte]
  7. Almeno.