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148 Sonetti del 1835

LA SPIEGAZZIONE DE LI RE.

     Li Re a bbon conto so’ nne le nazzione
Come la testa sopr’ar corpo umano;
Che cquanno disce lei le su’ raggione,
È ccome l’abbi dette er corpo sano.1

     Ce vò un popolo matto in ner cestone,2
Pe’ ccrede de campà ssenza sovrano.
Dunque oggnuno se tienghi er zu’ padrone,
E aringrazziamo Iddio cór core in mano.

     Quello llassù ffa tutto co’ pprudenza;
E mmentre che li Re llui l’ha ccreati,
Vò ddì cch’er monno nun pò stanne senza.

     Ecco perchè li Re, ssor Tisifonte,3
Nascheno tutti bbelli e ppreparati
Co’ la corona ggià incarnita in fronte.

31 marzo 1835.

  1. [Intero.]
  2. Nella testa.
  3. Tesifonte qui è preso per nome generico di “giacobbino.„ Così volle essere chiamato un Barbèri [Giuseppe, architetto], quando, all’epoca della Repubblica gallo-romana, sul finire del passato secolo, si sbattezzò solennemente in piazza coram-populo. [Il Barbèri fu edile sotto la Repubblica, e nel Diario dell’abate Benedetti (Silvagni, Op. cit., vol. I, capi. XXIII) si hanno di lui queste belle notizie: “1 maggio 1798. Si fa un gran chiacchierare perchè si demolisce la doppia gradinata del palazzo senatorio a Campidoglio, opera di Michelangelo. Dicono che il sor Barbèri ne voglia fare un’altra più bella per 60 mila scudi. Scusate se è poco! Già li fanno di carta stampata e li trovano subito. Ma allora ci vorrà almeno mezzo milione!... 30 agosto. Sono stati tradotti nelle pubbliche carceri Cherubini che aveva rubato una quantità di arredi del Vaticano, di cui l’avean fatto custode! e l’architetto Barbèri, quello che aveva disfatto la scalinata del Campidoglio, per le dilapidazioni che avea commesse. La scalinata è stata rimessa al posto. Bravo sor Ctesifonte!„]