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Sonetti del 1835 113

LA MORMORAZZIONE.

     Avete inteso cos’ha ddetto er frate?
Chi mmormora, fijjoli, va a l’inferno.
Dunque, cristiani mii,1 si2 mmormorate,
Ve scallerete er culo in zempiterno.

     Se3 vede arricchì un omo in du’ ggiornate?
Ecco come se3 disce: ha vvinto un terno.
Sentite un antro4 a ddì bbuscìe5 l’istate?
Ebbè, ddirà la verità st’inverno.

     Quel’impiegato tradirà l’impiego.
È sseggno che nn’ha avuta la liscenza,
Perché onore e sservizzio è ttroppo sprego.

     Che ffarà, pper esempio, er zor Maccario
Chiuso llà ddrento co’ la sora Ortenza?
Ggnente de male: dicheno er rosario.6

24 gennaio 1835.

  1. [Amici miei, cari miei, ecc.]
  2. Se.
  3. 3,0 3,1 Si.
  4. Altro.
  5. Bugie.
  6. [Contro l’opinione espressa nel proverbio: Solus cum sola non praesumitur dicere rosarium]