Pagina:Sonetti romaneschi III.djvu/97


Sonetti del 1833 87


LA FRUTTAROLETTA.

     Pe’ mmé sso’ stufa1 de stà2 ssur cantone
A ccosce3 callaroste e ccallalesse.4
Eppoi, cqua sse pò ddì,5 ppe’ cche interresse?
Sfiatasse6 un anno pe’ abbuscà un testone!7

     Ôh, ssi8 Ddio me provede, in concrusione
Vojjo mette9 un telaro, e annà in calesse.
Ccusì, cquanno me cricca10 de stà a ttesse11
Ciò12 er capitale mio: nun ho rraggione?

     Eppoi, ’na donna ch’abbi13 er zu’ telaro
E ssappi14 tesse la su’ bbrava tela,
Nun è ppiù mmejjo d’un callarostaro?

     Eppoi, questo dich’io: s’io so’ de vela15
In cammio16 d’un mestiere a ffanne17 un paro,
Chi mme lo po inibbì?18 vvenno19 le mela.

27 ottobre 1833.

  1. Per me sono annoiata, stanca.
  2. Di stare.
  3. Cuocere.
  4. [Calde-a-rosto e calde-a-lesso: castagne arrosto e a lesso.]
  5. Si può dire.
  6. Sfiatarsi.
  7. Testone: moneta d’argento di tre paoli. [Poco più di una lira e mezzo delle nostre.]
  8. Se.
  9. Mettere.
  10. Mi aggarba: mi salta il baco.
  11. Di stare a tessere.
  12. Ci ho.
  13. Che abbia.
  14. Sappia.
  15. Sono di vela: ho desiderio.
  16. Cambio: vece.
  17. Farne.
  18. [Inibire.] Proibire.
  19. Vendo.