Pagina:Sonetti romaneschi III.djvu/66

56 Sonetti del 1833


LA NOTTE DELL’ASSCENZIONE.

     Domani è ll’Asscenzione: ebbè, sta notte
Nostro Sssiggnore, pe’ bbontà ddivina,
Se ne sscéggne1 dar celo a la sordina,
Mentre che ll’univerzo o ddorme, o ff....;

     E vva ppe’ ttutte le maése2 rotte,
Discenno3 ar grano: “Aló,4 ppassa e ccammina:5
L’acqua diventi latte, eppoi farina,6
Pe’ ddiventà ppoi pasta, e ppoi paggnotte.„

     Ecco a li bbagaròzzi la raggione
Che jj’accennémo7 addosso li scerini,8
Cantanno er Curri curri, bbagaróne.9

     Ecco perchè sse mette li lumini
A le finestre de le ggente bone:10
Perchè Ccristo nun batti a li cammini.

Roma, 15 maggio 1833.

  1. Scende.
  2. Maggesi.
  3. Dicendo.
  4. [Su via. Dall’allons de' Francesi.]
  5. Frase de’ giuocolari nel far passare una o più palle dall’uno all’altro de’ lor bossoletti.
  6. Veramente crede il popolo che nella notte precedente all’Ascensione discenda appositamente Gesù Cristo a cambiare in latte l’umore acquoso delle spiche.
  7. Accendiamo.
  8. [Costruisci: “Ecco la ragione, per cui (che) accendiamo i cerini addosso agli scarafaggiFonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte (bagaròzzi).„ Ma, s'intende, il costrutto del Belli è perfettamente romanesco.]
  9. La sera della vigilia, si attaccano de’ sottili e cortissimi moccoletti sul dorso di grossi scarabei domesticiFonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte, e cantasi loro con una monotona nenia: Corri, corri, bagaróne, chè domani è l’Ascensione: e i poveri animaluzzi, sentendosi bruciare in questo auto da-fè, corrono.
  10. Le pie famiglie espongono un lampadario fuori de’ balconi, per illuminare la discesa del Redentore, al grande atto della trasformazione de’ frumenti.