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Sonetti del 1833 | 51 |
LA STRILLATA1 DE MAMMA.
Cesere, sscéggni2 ggiù dda la funtana.
Dio mio, che rrobba! cuanto sei cattivo!
Capo-d’abbisso, aló,3 bbestiaccia cana!
Eh in cuer corpo che cciài!4 l’argento vivo?!
Sscivola,5 sì, ffijjol d’una p......:
Svicola,5 no, cch’io tanto nun t’arrivo!
Bbasta, sciariparlamo6 a sta bbefana:
Lo vederai che llettera je scrivo.7
Ma indove se pò ddà, ccresta mancina,8
Un vivolaccio,9 una facciaccia pronta,
Compaggn’ a tté?10 Vva’ vvia, presto, cammina.
Ohé, tte vedo, sai? mica so’ ttonta11...
E mmo cosa te freghi12 a la vittina?13
Guàrdelo llì ssi ccome se panonta!14
Roma, 12 maggio 1833.
- ↑ Sgridata.
- ↑ Scendi.
- ↑ [Dall’allons de’ Francesi.]
- ↑ Ci hai.
- ↑ 5,0 5,1 Scivolare, svicolare, valgono: “sottrarsi.„
- ↑ Ci riparliamo.
- ↑ Vi è un commercio epistolare colle befane, alle quali è generosamente abbandonato dai genitori ogni merito circa alla gratitudine e alla obbedienza de’ figli.
- ↑ [Ma dove si può trovare, birichino matricolato.]
- ↑ [Da vivo, vivace: che non può star fermo: un diavolo, insomma.]
- ↑ [Come te.]
- ↑ Stupida.
- ↑ T’imbrogli.
- ↑ Vettina: gran vaso da olio.
- ↑ Panontarsi: panuntarsi (da panunto): imbrattarsi in qualsiasi modo.