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44 Sonetti del 1833


il Signor Principe Senatore (Domenico Orsini), nella sua baronale risposta, non tralasciò l’Andate! Per tutte queste cose, la Comunità si rivolse con la detta Memoria al gran cuore di papa Gregorio, facendogli specialmente notare, come a lei dolesse non l’omaggio in sè stesso, ma il doverlo prestare in quelle forme, e nel tempo in cui la plebe si radunava a bella posta per deriderla, dileggiarla e insidiarla. Gregorio però non si commosse, e, nell’udienza del 6 novembre di detto anno, rispose che non trovava opportuno di fare veruna innovazione. — Ma questa barbara usanza quando cominciò? e che valore può darsi alle parole per immemorabile consuetudine, che ricorrono nei citati istrumenti? Su ciò io posso dire assai poco. La Memoria presentata a papa Gregorio afferma che l’omaggio cominciasse non prima del secolo XVII; ma non ne dà altra prova, che il non trovarsene menzione in tempi anteriori. Infatti, parecchi scrittori dei secoli XIV, XV e XVI (per esempio, lo Scoccia-Pile, l’Infessura, il Nantiporta, il Ratti, ecc.), che parlano del carnevale di Roma, e quasi tutti anche della parte che vi avevan gli Ebrei, non parlano punto dell’omaggio. Non ne parlano neppure lo Statuto della città riformato da Paolo II nel 1469, nè il medesimo, riformato da Gregorio XIII nel 1580; nè le bolle durissime contro gli Ebrei di Paolo IV e di Pio V. Il primo documento (di quelli, s’intende, che ho potuto veder io), in cui lo si trova menzionato, ma, come cosa già in uso sino dal pontificato di Paolo II, o altro più vero tempo, è il chirografo di Clemente IX del 28 gennaio 1668, col quale mentre si aboliva l’obbligo che gli Ebrei avevano nel carnevale di fare la corsa a piedi e di precedere la cavalcata de’ Magistrati di Campidoglio (Cfr. la citata nota), si voleva non per tanto mantenuto il solito omaggio. Se però non posso dir altro intorno alla sua origine, posso, ed è cosa più lieta, raccontarne con sicurezza la fine. Abbiamo visto che Massimo D’Azeglio lo dava come tuttora in uso mentre scriveva i Ricordi, cioè nel 1865. Il Mannucci diceva altrettanto nel 1852. Ma la verità è che l’omaggio fu prestato per l’ultima volta il 6 febbraio 1847, e fu prestato in forma privata, senz’abito di costume, a porte chiuse, e perfino senza i due soliti testimoni; perchè così aveva ordinato Pio IX, accogliendo l’istanza che gliene aveva fatta la Comunità israelitica. (Lett. 3 febb. 1847, del card. Gizzi, Segret. di Stato, al Senatore di Roma; — Istrumento del notaro capitolino Vitti, in data 6 detto.) Poi lo stesso Pio IX, nel Motu-proprio del 1° ottobre del medesimo anno, aboliva espressamente il tributo pecuniario, e implicitamente l’omaggio, poichè non lo comprendeva tra le prerogative del