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Sonetti del 1833 41


tarono sulle furie, e il 18 aprile 1746 riconfermarono l’intimazione del 43, comminando, in caso di contravvenzione, la pena di cento scudi d’oro e l’arresto ipso facto de’ colpevoli. Ordinarono inoltre al notaro capitolino, che ogni anno dovesse rogare atto della prestazione dell’omaggio, e dell’abito di chi lo prestava, quando, s’intende, così piaccia alla Santità di Nostro Signore. (Arch. segr., Cred. 7, tom. 40, pag. 116-17.) E la Santità di Nostro Signore, cioè Benedetto XIV, che pure era un uomo d’ingegno, approvò pienamente con deliberazione del 13 maggio successivo. Così s’andò avanti, senz’altri incidenti, fino all’anno 1778, nel quale (come si rileva da un antico registro della Comunità israelitica, esaminato per me dal cav. Crescenzio Alatri) i Conservatori accamparono la pretesa che il Rabbino e i Fattori, nel prestare l’omaggio, s’inginocchiassero con tutt’e due i ginocchi, o perchè prima non s’inginocchiavano affatto, o perchè, com’è più probabile, s’inginocchiavano con un ginocchio solo. L’egregio Alatri mi assicura che tra gl’Israeliti di Roma è comunissima la tradizione che questa nuova pretesa i Conservatori la mettessero fuori coram populo, nel momento stesso che si compiva l’atto di vassallaggio, ma che il Rabbino rispondesse: “Alle Eccellenze Vostre, un punto più giù che a Nostro Signore.„ E, naturalmente, Nostro Signore sta volta diede ragione agli Ebrei. Dopo un tal fatto, si sentì il bisogno di disciplinare più stabilmente le formalità della cerimonia; e quindi, il 1° febbraio 1779, la Congrega Israelitica detta dei Sessanta, fu forzata a fare al Rabbino e ai due Fattori un mandato di procura, cosi concepito: “Vestiti tutti tre, giusta la legge prescritta nella Congregazione dell’Eccellentissima Camera Capitolina dei 18 aprile 1746, confermata li 13 maggio dello stesso anno da Benedetto Papa XIV di S. M., dell’abito nero da città col collare, si portino personalmente nel primo sabato del prossimo Carnevale, 6 del mese di febbraio 1779, al Campidoglio, e si presentino all’ora solita avanti gli Eccellentissimi ed Illustrissimi Signori Conservatori e Priore dei Caporioni, rappresentanti nel loro Soglio l’inclito Senato e Popolo Romano, a prestare ad essi in nome dell’Università e comunità tutta degli Ebrei di Roma il consueto atto di ossequio e di omaggio nella seguente maniera: si presenteranno riverentemente il Rabbino e Fattori a piedi del Soglio in cui saranno seduti secondo il solito gl’Illustrissimi ed Eccellentissimi Signori Conservatori e Priore dei Caporioni coll’Illustrissimo Signor Fiscale dell’Eccellentissima Camera Capitolina, ed ivi giunti il Rabbino s’inginocchierà ad un ginocchio avanti di loro sull’ultimo gradino del Soglio, indi levatosi in piedi e stando insieme coi