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Sonetti del 1834 409

LO SPASSEGGIO DER PAÌNO.1

     Ch’edè,2 ssor fischio,3 sto sù-in-giù? Pijjate
L’acqu’a ppassà?4 cce sarìa mai pericolo?5
Pe’ vvostra bbona regola, sto vicolo
Nun è aria pe’ vvoi. Dunque sviggnate.

     E ppe’ ffàvve capasce,6 in prim’articolo
Cqua nnun c’è un cazzo7 quer che vvoi scercate:
E cce voleno8 poi scerte stoccate
Da entrà in culo e rriusscì ffor der bellicolo.9

     E nun zerve de bbatte la scianchetta,10
Capite? chè mmommó,11 ppe’ Ccristo d’oro,
Ve ne do la porzione che vv’aspetta.12

     Oh gguardate un po’ cqua cche bber lavoro!
Vonno puro13 un tantin de rezzoletta14
Co ttante vacche de mojjacce15 loro.16

29 giugno 1834

  1. Le persone del ceto civile sono pel volgo paìni, cioè: “eleganti.„
  2. Che è?
  3. Fischio e fischietto, nome di spregio dato ai giovanetti.
  4. Prender l’acqua a passare: passar l’acqua: passeggiare innanzi e indietro.
  5. Vi sarebbe mai questo caso?
  6. Per farvi capace: per capacitarvi.
  7. Affatto.
  8. Ci volano.
  9. Bellico.
  10. Non serve di batter la gambetta: fremere.
  11. Or ora.
  12. Vi spetta.
  13. Pure.
  14. Rezzòla, chiamasi la rezza, o reticella, in cui le donne di certi rioni accolgono i capelli. Pendente essa dalla parte posteriore del capo, vi è stretta da un largo nastro che si annoda sulla fronte con un gran cappio ardito e aperto in forma di corna. Quindi rezzòle diconsi pure le stesse donne che ne usano, e così anche il ceto di esse. Per esempio: Egli tratta una rezzòla; sono azioni di rezzòla, ecc.
  15. Mogliacce.
  16. Con entrambe le o aperte.