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370 Sonetti del 1834

baiuole di piazza, ciocchè esclude qualunque idea di premeditazione, quando ancora non la escludesse il repentino cenno del Governo. [Ecco come racconta il fatto Luigi Bonazzi, nella citata Storia di Perugia (vol. II, pag. 580-84); e questo racconto, importante e curioso per tanti rispetti, servirà anche di opportuno commento al sonetto: U invito der Papa, 16 giugno 34, il quale darebbe altrimenti un’idea sfavorevole circa il carattere e la condotta del Guardabassi: "Sul mezzogiorno del di 8 maggio 1833, l’inviso giudice processante Luigi Fanelli col suo scriba e aiutante Massimiliano Valentini, seguiti da molti carabinieri, centurioni e poliziotti che si sparsero per tutta la Piazza Piccola e per altre prossime contrade, entrarono nella farmacia Tei, lasciando guardie alla porta affinchè ninno entrasse od uscisse. Alla vista di quel minaccioso apparato, tutti quei cittadini che erano in piazza, e gli altri molti che sopraggiunsero, si appressarono attoniti, chi con lento passo e chi correndo, alla assediata spezieria, per conoscere di che si trattasse. Saputolo facilmente, si formarono capannelli, un sordo mormorio si sparse per tutta la piazza, i capannelli si aggrupparono; e quando dalle guardie fu respinta la moglie del Tei che voleva entrare, surse un urlo universale, e una irruenta fiumana di popolo, abbattendo ogni ostacolo e non frenata che dalla sua stessa grandezza, invase le stanze del farmacista. Al sopraggiungere di quella piena, i processanti, non compito l’atto, scompaiono per una porta segreta che metteva al Campo di Battaglia, lasciando tutte le carte in potere dei primi accorsi, che nel loro delirio ne fecero scempio con grave danno del proprietario. Il proprietario sulla soglia della bottega respingeva con esortazioni e preghiere un’altra onda di popolo che faceva ressa per entrare, e il popolo respinto, congiunto a quello che usciva furente dalla bottega, senza altre armi che i pugni e le sedie delle rivendugliole, si diede a percuotere di santa ragiono tutti i carabinieri, tutti i centurioni in cui s’imbatteva, tutti i poliziotti travestiti che poteva riconoscere; quarid’ecco arrivare ultimo al tafferuglio il Sansone dei popolani, Domenico Lupattelli, il futuro eroico compagno dei fratelli Bandiera.... Ad ognuno di quei potenti rovescioni che senza impugnare una mascella d’asino a dritta e a manca egli mena, stramazzano a terra più eroi; lo scompiglio è generale, e la folla, contenta del fatto suo, si dilegua come per incanto, lasciando sul lastrico della vasta piazza rottami di sedie, berretti schiacciati, coccarde bianche e gialle, e chiavesignati bottoni. Questa allegrezza fu pagata ben cara da molti; e il Governo nel cercare la sua vendetta badò non solo alla materiale, ma