Pagina:Sonetti romaneschi III.djvu/368

358 Sonetti del 1834


LE LEMOSINE P'ER TERREMOTO1

     Terminata la quèstuva,2 e indivisi3
Tutti quanti li fonni aridunati,
Sei mijjara de bbravi colonnati4
Furno spidite ar Vescovo d’Assisi.5

     Figurateve lui! Visti e ccontati,
Je pàrzeno6 sei mila paradisi:
Eppuro,7 a ddìlla in termini priscisi8
Li danni nun zò ancora arimediati.

     Ma annatesce9 a pparlà! “Ssori cojjoni„,
V’arisponne, “l’ho spesi mejjo assai
Ner fà una compaggnia de Scenturioni.„10

     Bbasta, o sii vero o ’na bbuscìa11 ggiocosa,
Er terremoto come ll’antri guai
Pe’ li vescovi è bbono a cquarche ccosa.12

6 giugno 1834

  1. Il terremoto che nel... afflisse Fuligno e buona parte dell’Umbria.
  2. In Roma fu fatta una questuazione per soccorrere ai danni di quel flagello.
  3. Divisi.
  4. [Colonnato, propriamente, era lo scudo di Spagna, che da una parte aveva l'impronta delle colonne d'Ercole. Ma qui sta per scudo in genere.]
  5. Monsignor Zelli, viterbese.
  6. Gli parvero.
  7. Eppure.
  8. Precisi.
  9. Andateci.
  10. I Centurioni sono una specie di Santa Hermandad, armata specialmente dai vescovi dello Stato, per rinnovare al bisogno una Saint-Barthélemy contro i liberali, dichiarati felloni ed eretici. ["Il Sanfedismo, ortodosso in politica come in religione, credeva avere podestà di sostenere e difendere l’edificio romano ampliando e disciplinando a milizia le forze della setta e quelle che erano affini per sacro e per politico rispetto. Da ciò l’idea dei militi centurioni: antichissima istituzione degli Stati della Chiesa, della quale favellano i cronachisti condannandone le opere, e notando fra le laudate di Sisto V lo averla distrutta. In Curia romana è sempre qualche geloso custode delle anticaglie, il quale a tempo e luogo le disotterra, e le pone in atto tal quali: come se il presente e l’avvenire non fossero e non potessero essere che una mera copia del passato. Anche questa volta furono disotterrati i centurioni, a difesa del governo, essendo segretario di Stato il cardinale Bernetti. Il quale non già mi penso io, che scopo fazioso avesse e che si proponesse usarne oltre le ragioni di legittima difesa; ma bene so ed affermo, che vennero usati ed abusati principalmente ad offesa dei liberali, essendoché lo spirito di parte acciechi in guisa che si reputi, difendersi i governi solo coll’offenderne i nemici. Il cardinale Brignole, che era venuto a Bologna commissario straordinario in luogo dell’Albani, mostrò gran fervore nell’istituire codesta milizia secreta, la quale rimase in condizione di occulta associazione nelle Marche, nell’Umbria e nelle altre Provincie inferiori, ma nelle quattro Legazioni prese poi nome e veste di volontari pontifici. I centurioni e volontari vennero reclutati fra la più abbietta e facinorosa gente, privilegiati di portar armi, di non pagar certe tasse municipali, riscaldati dal fanatismo non solo politico ma anche religioso, perchè alcuni vescovi e sacerdoti li descrivevano e addottrinavano. In alcune città e castella dominarono con brutale ferocia: a Faenza, più che altrove, dove il Sanfedismo aveva vecchie e profonde radici, scorrazzavano armati sino a’ denti, come orda di selvaggi in terra conquistata: le polizie erano in mano loro; perciò insolentivano e misfacevano impunemente: i contadini, i famigliari si ribellavano all’autorità dei padroni, nè v’era verso di disfarsene; che i governanti o erano di quella stessa risma, o temevano la prepotenza del satellizio dominante. Il quale vendicava le onte del governo, quelle della religione, quelle della setta, e quelle d’ogni individuo consorte, ed accendeva nelle Romagne un inferno di rabbiose passioni. Che più? i centurioni furono assassini di partito. Io narrai già, ed il ripeto dolorando, come le sette liberali di Romagna avessero di buon’ora incominciato a mettere le mani nel sangue dei nemici politici. L’esempio fu funesto: il sangue diede frutti di sangue. I Carbonari lo avevano sparso a tradimento (abominevole a dirsi!) sotto l’imagine della libertà e dell’Italia: i centurioni sangue sitivano sotto l’imagine di Maria e del Vicario di Cristo: doppia, tripla abominazione!„ Farini, Op. e vol. cit., pag. 67-68.]
  11. Bugia.
  12. A ragione dicono i Francesi: A quelque chose vialheur est hon.