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328 Sonetti del 1834


ER PRANZO A SSANT'ALÈSIO1

     Ricconta l’ortolano de li Frati
De Sant’Alèsio sur Monte Ventino,
Che ll’Argògoli2 c’oggi3 sce sò4 stati
A esartà5 Rroma co’ ppietanze e vvino,

     Cerconno6 tutto jjeri affaccennati
Da qualunque scurtore o scarpellino
Una Lupa da espone7 a l’invitati
Ner posto che sse8 pianta er trïonfino.

     Ma ppe’ cquanto ggirassino,9 fratello,
Sto ritratto de Roma (nescessario
Dove se maggna) nun poterno avéllo.10

     Però, in zu’ vesce11 e cco ggnisun divario,
J’ha sservito bbenissimo er budello
De Su’ Eminenza er Cardinal-Vicario.12

25 aprile 1834

  1. pone il sepolcro di Tazio. (Vedi Plutarco...). Ne’ fianchi di questo monte si apriva la spelonca del famoso ladrone Caco: circostanza non ispregievole ai dotti che in quelle vicinanze mangiarono.
  2. Vedi la nota 5 del Sonetto...
  3. Il 21 aprile 1834.
  4. Ci sono.
  5. A esaltare.
  6. Cercarono. Ciò che in questo sonetto si dice è storia fedele.
  7. Esporre.
  8. Si.
  9. Girassero.
  10. Non poterono averlo.
  11. In sua vece.
  12. Si vuole da testimoni oculari che l’Eminentissimo Zurla, promotore amplissimo de’ politici vantaggi delle consumazioni, desse a quel banchetto una impanciata degna veramente di un porporato.