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Sonetti del 1834 299

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ER ROMPICOLLO1 DE MI' SORELLA

     Pijjà mmojje! e cche ccià?2 ccià un par de monghi.3
Co cquer tanto c’abbusca4 in stamperia
In cammio de sazzialla5 all’osteria
La pò abbottà de virgole e dditonghi.

     Io je l’ho ddetto a llei, che sse disponghi
A ccampà de sbavijji6 e ccarestia,
E cche sse pò attaccà a ssanta Maria,7
Ma ffaranno le nozze co’ li fonghi.8

     E llei? ggnente: cocciuta9 com’un corno.
Lo vò,10 ccredessi11 de morì affamata.
Dunque, schiavo: se pijjino,12 e bbon giorno.

     E ssai cosa je canta Mamma e Ttata,
E ttutti li viscini de cqua intorno?
“Servo, sora cucuzza-maritata.„13

20 aprile 1834

  1. Il matrimonio malauguroso.
  2. Che ci ha? cos’ha? cosa possiede?
  3. Niente affatto. Dicono ancora un par de ciufoli (zufoli).
  4. Busca: guadagna.
  5. In cambio, invece di saziarla.
  6. Di sbadigli.
  7. Attaccarsi a Santa Maria: fare ogni sua possa.
  8. Proverbio indicante la povertà delle nozze.
  9. Ostinata, dura.
  10. Lo vuole.
  11. Quando anche credesse, ecc.
  12. Si piglino, si sposino.
  13. Minestra di zucche ed uovi. Qui ciascuna delle due parole deve avere il suo significato distinto: “stolta„ che “va a marito.„