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292 Sonetti del 1834

L'ARBANISTA

     No, ssor Luca mio caro: du’ cassette
Tutta-nosce, imbrunite e ffilettate,
Nun ve le posso fà ssi1 nun me date
La granne unisci scudi e ll’antra sette.2

     Men d’accusì nnun ve le posso mette;3
E ccredeteme a mmé cche ssò arrubbate.4
Maa,5 averete du’ cose arissettate6
Com’e ddu’ orloggi de Sacchesorette.7

     Voi vedete er lavore; e ppoi sur resto,
Ggiulio8 ppiù, ggiulio meno, tra de noi
Nun ce sarà cche ddì: nnun parlo onesto?

     Dunque accusì arrestamo.9 Quella sciuca10
L’averete oggi a otto, e ll’antra poi
Pe’ ppasqua. Oh, arivedendosce11 sor Luca.

19 aprile 1834

  1. Se.
  2. Intendi: per la grande, ecc., e per l’altra, ecc.
  3. Mettere: apprezzare.
  4. Credetemi che le avete gratis.
  5. Ma. Si è scritto con due a allo scopo di far prolungare quella vocale in suono solenne: e intanto devesi alzar la mano tutta aperta, col pollice e l’indice congiunti per l’estremità.
  6. Rassettate: esatte, accurate.
  7. La celebrità della perfezzion degli oriuoli d’Isaac Soret non si è mai estinta presso il volgo, che li reputa la più mirabile opera della meccanica.
  8. Giulio, Paolo: moneta di dieci baiocchi.
  9. Così restiamo d’accordo.
  10. Ciura: piccola.
  11. I volgari, e varii altri non volgari, non dicono nel lasciarsi fra loro a rivederci, ma a rivedendoci.