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Sonetti del 1834 | 285 |
famiglia di Aronne. Del che i Sacerdoti, e Zaccheria in spezie, furono consolati oltremodo; e Giuseppe era pieno di stupore e di confusione, e gli altri concorrenti crucciati e rammaricati; ed uno di essi massimamente, come si narra nella storia del Carmelo, giovine d’alto lignaggio e possessore di ricco patrimonio, veggendo fallite le sue speranze, per lo cordoglio ruppe il suo bastoncello...„ Vitali, Vita e glorie del gran Patriarca S. Giuseppe ecc.; 2a ediz; Roma, 1885; vol. I, pag. 226-27.]
ER DOTTORE SOMARO
Córpa1 sua. E pperchè llui nun ze2 spiega?
Pe’ cche rraggione l’antra sittimana
Rispose ar mi’ discorzo in lingu’indiana
Quanno me venne a vvisità in bottega?
Dico: “Diteme un po’, ssor dottor Bréga,
Pò ffà mmale er cenà, cco la terzana?.„
Disce: “Abbasta sii robba tutta sana,
Tu ppòi puro3 scenà; cchi tte lo nega?.„
Me maggnai dunque sano4 un paggnottone
Casareccio, un zalame, ’na gallina,
’na casciotta, un cocommero e un melone.
Lui, cazzo, aveva da parlà itajjano,
E rrisponneme5 a mmé cquela matina:
Maggna robba inzalubbra,6e vvàcce7 piano.
15 aprile 1834