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214 | Sonetti del 1834 |
LI RIMEDI SIMPATICHI.1
1.
S’io nun càpito llì a la vemmaria,2
Era antro male er zuo che de sciamórro!3
E llei, te posso dì, cche ss’io nun corro
L’aveva fatta la cojjoneria.
Io parlo de la su’ iggnoranteria:
De la su’ imprudentezza io te discorro.
T’hai da penzà4 cche sse legava un porro
Co’ la seta color-come-se5-sia!6
Subbito je strillai: “Fermete, Nèna:7
Cosa te vai scercanno8 co’ st’acciaccia9
De seta, un tantinel de cancherena?10
Nun zentissi11 er Cerusico d’Artèmis12
Come ridenno13 te lo disse in faccia?
Pe’ li porri sce vò14 la seta cremis„.15
22 marzo 1834.
- ↑ Fra gl’innumerevoli rimedi, di virtù simpatica, i quali esercitano la fede popolaresca, sonosi scelti i pochi seguenti, per darne un breve saggio.
- ↑ All’Ave Maria.
- ↑ Cimurro. “Il suo male era ben altro che un nulla!„
- ↑ Hai da riflettere.
- ↑ Si
- ↑ Di colore qualunque: indeterminato.
- ↑ Férmati, Maddalena.
- ↑ Ti vai cercando.
- ↑ Acciaccia, peggiorativo di accia, che in Roma è una gugliata di filo o simile.
- ↑ Cancrena.
- ↑ Non sentisti, per [“non] udisti.„
- ↑ Altemps, casa ducale di Roma.
- ↑ Ridendo.
- ↑ Ci vuole.
- ↑ La seta di color chermisi o cremisi.